L’Europa alla prova del coronavirus
L'emergenza che abbiamo attraversato
L’emergenza che abbiamo attraversato è stata la più grande prova collettiva per molte generazioni di italiani ed europei. Che prezzo stiamo pagando? Come potrà risollevarsi l’Italia? E qual è stato il ruolo di Bruxelles nella prima vera crisi di sistema che ha investito l’intero continente?
Con il coraggio di un punto di vista libero, fondato su analisi approfondite e puntuali, la nostra eurodeputata Luisa Regimenti prova a tracciare qualche risposta con questo libro che ha il grande merito di fotografare in presa diretta i rischi e le opportunità della svolta epocale di cui siamo testimoni.
Senza pregiudizi esplora i caratteri fondanti dell’Unione europea, sia dove le istituzioni comunitarie riescono ad agganciare la complessità dei territori che rappresentano, sia nelle tante crepe e fratture tra interessi e burocrazie che spesso sembrano giocare all’autosabotaggio della visione dei padri fondatori.
Cosa è succeso
La pandemia dovuta al virus Covid-19 ci sta costringendo a guardarci dentro e ci pone molti interrogativi. Ha coinvolto persone, aziende, governi e il mondo intero in un momento di assenza di leadership: gli Stati Uniti stanno ripiegando su se stessi, la Cina stenta ad affermare la sua supremazia mondiale, l’Europa è incapace di avere una visione globale.
Apparentemente il Covid-19 sembra essere un virus ‘democratico’: ha reso tutti impotenti e uguali. Non è così. La pandemia ha scavato un profondo solco tra ricchi e poveri, ha colpito i più deboli (anziani e meno abbienti), ci ha confinato nelle nostre case, ha evidenziato le distanze sociali tra gli studenti che hanno un computer unicamente per loro rispetto a quelli che invece sono costretti a dividerlo con gli altri membri della famiglia. Ha messo in luce in modo evidente le differenze tra i lavori tutelati e quelli precari.
Questo virus è entrato potentemente nella nostra vita, scompaginando l’esistenza quotidiana di tutti, incidendo così nel più profondo delle nostre coscienze. La clausura forzata ha messo in discussione ogni vecchio paradigma, ponendo altresì in crisi ogni tendenza anti-scientifica per riportare in primo piano l’importanza delle competenze medico-scientifiche.
Ha provocato, in tale maniera, copiosi effetti collaterali, che stanno facendo precipitare il nostro Paese in una crisi senza precedenti. Sul piano temporale, il Covid-19 ha generato un’abissale cesura tra ieri e oggi.
Sembra, inoltre, che il virus non si sia curato dei confini tra Stati e, d’altronde, è proprio questo il carattere universale di una pandemia! Tanto è vero che ha messo in crisi le facoltà decisionali di tutti i Governi, indebolendo la loro capacità di sintesi. Allo stesso modo, ha colpito tutte le Istituzioni sovranazionali, Unione europea compresa.
Dal punto di vista sociale, il Coronavirus sta dispiegando, e lo farà per i prossimi anni, i suoi più concreti effetti. Possiamo dirlo con convinzione: ha mutato la vita di tutti. In primo luogo, sembra averci umanizzato, dandoci la consapevolezza della nostra fallibilità e fragilità.
Incertezza e preoccupazione sono le due componenti psicologiche che sollevano un interrogativo sul domani: rispetto al lavoro e al futuro. I numeri descrivono impietosamente la nuova situazione: nel primo trimestre il PIL è calato del 15% e si prevede che a fine anno potrebbe diminuire dell’11,3%, fino ad un crollo del 14% nello scenario peggiore, cioè davanti a una seconda ondata del Covid-19 in autunno. In questo caso, si prevede che il rapporto debito pubblico-PIL si assesterebbe al 169,9%.
Sono cifre da economia di guerra, che indicano come la pandemia ha innescato una crisi sanitaria globale senza precedenti a memoria d’uomo che, secondo l’OCSE, sta scatenando “la più grave recessione economica da quasi un secolo a questa parte che sta causando enormi danni alla salute, al lavoro e al benessere delle persone”.
C’è poi l’incognita sul futuro dei nostri figli ed è tanta la paura per l’eventuale perdita del posto di lavoro o della pensione. Il virus ha fatto diventare tutti più deboli.
Studio di Luisa Regimenti