Artisan lifestyle : L’artigianato in Italia ed in Europa tra spazi recuperati e spazi virtuali.
Troppo spesso analizzando i dati dell’economia italiana, si trascura il ruolo dell’Artigianato e delle piccole e microimprese. Per lungo tempo si è sostenuto, ed alcuni sostengono ancora, che il nanismo delle nostre imprese sia la causa di tante difficoltà del sistema economico e produttivo italiano. Sicuramente le peculiarità del nostro tessuto produttivo richiedono attenzione e strumenti particolari in ambito finanziario, normativo ed organizzativo rispetto alla cultura corrente specialmente in ambito europeo, alla luce soprattutto della consolidata legislazione e normazione commisurata a realtà produttive generalmente più grandi di quelle italiane.
In realtà, la capacità delle imprese artigiane di competere, collaborando e partecipando a distretti e reti, rappresenta una componente poco conosciuta e difficile da misurare della nostra capacità competitiva ed allo stesso tempo capace di produrre coesione ed innovazione.
La capacità di animare e contribuire a garantire la tenuta dei territori durante la pandemia è stata una ulteriore prova del ruolo svolto dal nostro straordinario tessuto produttivo artigiano, fondamentale per affrontare le sfide che il futuro e la globalizzazione impongono. La specificità di questa filiera produttiva contribuisce infatti ad innervare e dare vigore al Made in Italy.
Nell’ultimo quinquennio, ad esempio, sono state 472.630 le micro e piccole imprese (rispettivamente 377.880 le micro e 94.750 le piccole) che hanno effettuato eco-investimenti su un totale di 531mila imprese e ben il 61,9% dei nuovi contratti di lavoro in cui sono state richieste competenze green stipulati nel 2021, è stato nelle micro e piccole imprese.
Nelle denominazioni alimentari DOP e IGP italiane, la quasi totalità delle imprese produttrici sono microimprese rispettivamente , 94,86% e 91,35% del totale ( piccole 4,52% e 6,61%). Nelle filiere culturali e creative micro-piccole imprese e le imprese artigiane, rappresentano il 99,7% degli operatori.
Ma si evidenzia anche un ruolo di presidio territoriale ed infatti, grazie a micro-piccole imprese, 4.618 comuni (il 97% dei comuni con strutture ricettive) sono resi fruibili al turismo. Sono oltre 5500 i piccoli comuni dove economia è sinonimo di micro-piccole imprese ed imprese artigiane ( il 99,4% del totale dei piccoli comuni). Questa rete di imprese rappresenta anche un presidio sociale e di integrazione, infatti l’80% dell’occupazione straniera attiva in italia, e nelle piccole-microimprese, con percentuali ancora più alte per popolazioni di origine Cinese ed Ucraina. La quota femminile nelle microimprese (22,5%) è più del doppio di quella che si riscontra nelle imprese di medie e grandi dimensioni (9,4%). Il 68% dei giovani, trova la loro prima occupazione nel privato ed il 77% degli occupati under trenta nelle microimprese ha un contratto a tempo indeterminato (medie e grandi rispettivamente 65,1% e 51%).
Studio di Mauro Loy. Prefazione di Davide Bordoni
Studio pubblicato dalla Fondazione Patrioti per l’Europa.